Vivere come persona - Lettera a un giovane medico
In sintesi, considerare che esiste il malato e non la malattia, fa cambiare l’atteggiamento terapeutico e individuale verso l’altro. È evidente come sia più facile restare nel paradigma piuttosto che ogni volta chiedersi quando se ne debba uscire. Questo non vuol dire prescrivere un farmaco o un rimedio. La mentalità aperta può e deve esistere anche in chi non crede molto all'omeopatia che pur prescrivendo farmaci, ha una visione complessiva del paziente, slegandosi dall'argomento che meglio si conosce, la propria specialistica. Non singoli feudi ma una nazione. Aprire il paradigma significa considerare che una prescrizione può aiutare una funzione ma danneggiarne un’altra. Il medico questo lo dovrebbe sempre ricordare, rivolgendosi alla totalità delle funzioni e non adagiandosi su un effimero localistico temporaneo risultato. Questa è, a prescindere dal tipo di prescrizione, la mentalità omeopatica, che studia il malato e non la malattia.
In realtà non esiste omeopatia e allopatia; esiste solo una medicina con approcci terapeutici diversi, da applicare secondo le indicazioni del momento. Esistono buoni e cattivi medici in entrambe le metodologie. Buono è quello che mette al centro il paziente, eliminando ideologie dogmatiche di preclusione nei confronti dell’altra metodica.
Vivere l’omeopatia è quindi considerare l’uomo e non la malattia. Potrei tradurre omeopatia in “terapia dell’individuo”, così forse questo pensiero sarebbe più accettato. Le soluzioni terapeutiche sono individuali nelle applicazioni e non standardizzate da una asettica statistica, diventata ragione e fine della terapeutica accademica. [...]
Considera che la persona intelligente sa di essere tale e non nasconde le proprie capacità. È l’intelligenza che non si impone con arroganza che viene messa a disposizione dell’altro. Cura il corpo rispettando la sua fisiologia, la mente imparando ogni giorno qualcosa di nuovo e lo spirito aiutando il tuo prossimo. Ricordati, per concludere, che dobbiamo sempre fare il meglio di cui siamo capaci.
Ti ho voluto raccontare la mia esperienza. Era mio dovere dirti dove sono arrivato dopo tanti anni. Un grande abbraccio e una vita di pace con te stesso.
Francesco Eugenio Negro
Per leggere lo scritto per intero andare al seguente link: http://www.fiamo.it/web/wp-content/uploads/2018/07/F.E.Negro_-_Vivere_come_persona.pdf